Per l’edizione 2022 il Forum internazionale dell’informazione contro le mafie ha scelto come argomento la lotta al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori e la difesa dei loro diritti come strumento di emancipazione e di lotta alle mafie.
Come noto nei suoi sette anni di attività il Forum ha sempre privilegiato una comunicazione declinata su media diversi: dal documentario al libro, dai video alla serie Tv, all’inchiesta giornalistica e di approfondimento.
Per questa edizione A Mano Disarmata sceglie come strumento di comunicazione una Grapic Nove, ”La città di Cap” che si ispira alla storica impresa di Jean Pierre Yvan Sagnet, giovane cameruense che nel 2011 diventa il leader del primo sciopero dei braccianti in Italia. Grazie anche a lui, per la prima volta nella storia, il reato di caporalato è introdotto nell’ordinamento giuridico italiano e viene istituito il primo processo su scala europea contro alcuni imprenditori.
A Mano Disarmata ha scelto di affrontare un tema così delicato ricorrendo al graphic journalism grazie al fortunato incontro con la casa editrice BeccoGiallo che ha una lunga e consolidata esperienza in questo settore editoriale.
A Mano Disarmata, in collaborazione con l’associazione NoCap e con il sostegno di Banca Intesa Sanpaolo, inserisce all’interno del Forum l’anteprima di “La città di Cap” (in libreria dal 19 maggio) con un evento pubblico patrocinato dal Consiglio Nazionale del’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa.
L’edizione 2022 del Forum parte da Torino, in concomitanza del Salone del libro e prevede l’anteprima de “La città di Cap”, scritta da Maria Iovine e Silvestro Maccariello, e disegnata da Irene Carbone ed Erica Grillo. Gli autori immaginano una realtà distopica, che si ispira alla storia di Yvan Sagnet, giovane immigrato arrivato dal Camerun che, nel 2011, è stato il leader del primo sciopero dei braccianti.
“La città di Cap” racconta lo sfruttamento del lavoro nel mondo moderno, in una città dove il sole spende per 24 ore, sette giorni su sette e il mito della produttività cancella ogni diritto. In questa realtà una giovane donna si mette a capo di una rivoluzione che restituisce voce agli sfruttati e rovescia il regime dei capi.
La protagonista, pur partendo dal gradino più basso della società, riesce a muovere le coscienze, accendendo il senso civico e innescando una rivolta alla riscoperta dei diritti, in grado di cambiare il destino di molti.
Così Cap, che ci viene presentata come una città ordinata, funzionale, quasi paradisiaca, scopre il suo volto infernale, mentre l’imperfezione di un sogno è in grado di restituire libertà e umanità.
Appuntamento il 17 maggio alle 10 presso il circolo della stampa di Torino.
Insieme agli autori e alle disegnatrici, nella sale del Circolo della Stampa, ci saranno anche Yvan Sagnet, Susanna Bucci (presidente di AMD), Stefano Tallia (Presidente Odg Piemonte), Silvia Garbarino (Segretaria Associazione Subalpina), Lidia Gattini (Zai.net) e Davide Donatiello (Università di Torino).
Le conclusioni della mattinata sono affidate a Luigi Ciotti, presidente di Libera.
Caporalato discende da caporale, il graduato di truppa che riveste il primo dei gradi militari e comanda una squadra.
Il caporale, spesso legato alle mafie locali, svolge funzione d’intermediario, sceglie i lavoratori, li conduce quando necessario sul posto di lavoro, decide come retribuirli, se a giornata o a settimana, senza alcun diritto previdenziale e sindacale.
Il guadagno del caporale è rappresentato da un compenso corrisposto sia dal committente sia dal lavoratore.
UN FENOMENO ANTICO SEMPRE ATTUALE
L’utilizzo di forza lavoro stagionale nel settore primario italiano è un fenomeno antico e strutturale all’agricoltura nazionale e il trasferimento di un numero significativo di lavoratori da un territorio all’altro dell’Italia risale ai primi del Novecento.
Già dal 1905 stando a uno studio realizzato dall’allora Ufficio del Lavoro del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio più di 860.000 lavoratori si spostavano tra le diverse province italiane per lavorare nel settore agricolo.
All’epoca era la raccolta del riso al Nord e del grano al Sud a richiamare forza lavoro esterna al territorio in cui erano coltivati questi prodotti.
Negli anni ’50, il processo d’industrializzazione dell’agricoltura e la progressiva meccanizzazione del settore hanno trasformato il piccolo contadino e il bracciante in un operaio impiegato nelle catene di montaggio delle fabbriche prevalentemente diffuse nel Nord Ovest del Paese.
Il che ha comportato il dimezzamento del numero di lavoratori stagionali impegnati nel sistema agricolo nazionale.
Rimaneva comunque alto, pari al 35% della forza lavoro, il numero di stagionali che si spostavano da province e regioni diverse per la raccolta (riso nel Nord , grano, olive, vendemmia, vinificazione, raccolta ortaggi nel Centro Sud).
LE CIFRE DI OGGI
L’ISTAT stima che il volume della cosiddetta economia non osservata- che comprende l’economia sommersa e quella illegale- si aggiri attorno ai 211 miliardi di euro, pari all’11,9% del PIL.
Il ricorso al lavoro irregolare in agricoltura è caratteristica strutturale del mercato del lavoro nazionale.
Per lavoro irregolare si considerano tutte quelle posizioni lavorative per le quali vengono eluse la normativa fiscale e quella contributiva.
Nel 2018 erano 2.656.000 i lavoratori subordinati in questa posizione.
Ora il settore agricolo è tornato a occupare un elevato numero di lavoratori, registrando però una diminuzione della forza lavoro italiana mentre è aumentato il peso dei lavoratori stranieri che versano in condizioni di grandissima vulnerabilità sociale.
È questo un fenomeno che assomma marginalità e isolamento e totale negazione di ogni diritto.
Pur rappresentando una fetta consistente della forza lavoro stagionale nel settore agricolo, i lavoratori stranieri vengono sottostimati dai rapporti statistici ufficiali per la mancanza di contratti di lavoro o per il basso numero di giornate contributive che vengono loro versate.
La geografia della raccolta agricola stagionale in Italia fotografa un fenomeno dove è presente un elevato numero di spostamenti sul territorio nazionale, con diverse traiettorie, il cui elemento comune è l’approdo in quei rifugi improvvisati e che ogni anno sono ritrovati lungo il tragitto e trasformati in aggregati umani, mono nazionali (anche il caporale spesso non è più italiano ma della stessa nazionalità del gruppo di lavoratori scelti).
Le campagne del Sud sono attraversate e abitate durante l’anno da migliaia di uomini e donne sottoposti ad altissimi livelli di sfruttamento, diventati ormai parte integrante del sistema produttivo agricolo italiano.
Dati: Osservatorio Placido Rizzotto, Geografia del caporalato, Quaderno n.1, CGIL,FLAI, 2022