Si moltiplicano i segnali inquietanti
Napoli: il welfare della camorra
Puglia: l’usura non è in quarantena
C’è un’emergenza nell’emergenza, un virus che il tessuto sociale cova da decenni e che ora potrebbe sommarsi al Covid19: le mafie, da sempre abili nello sfruttare le situazioni di crisi (pensate ai dopo-terremoto) si stanno attrezzando per ottenere il massimo rendimento anche dai disastri che la pandemia sta provocando.
Il primo allarme lo ha lanciato Roberto Saviano dalla colonne de La Repubblica: «Le organizzazioni criminali sono come la Borsa, anticipano sempre le direzioni. La natura dei mercati azionari non è fotografare la crisi, ma prevederla; così, le mafie sentono gli affari prima che le esigenze di mercato si definiscano».
Le conferme non hanno tardato ad arrivare. L’ex Pm antimafia Nino Di Matteo, ora componente del Csm, in un’intervista a Repubblica: «I padrini e i loro complici potrebbero già avere iniziato a contattare imprenditori e commercianti assaliti dalla crisi economica».
Sul versante della Sacra Corona Unita c’è la denuncia di Renato De Scisciolo, vicepresidente della Associazione Antiracket Fai: «Usura ed estorsione non sono andate in quarantena, tantomeno qui in Puglia. Chi non può pagare i debiti ha paura, non denuncia e i numeri cresceranno».
Opinioni? Congetture? Non la pensano così il capo della Polizia Franco Gabrielli e il direttore centrale anticrimine, Francesco Messina, che hanno inviato una nota a tutti i questori d’Italia. È un’allerta per le squadre mobili, perché indaghino sulle nuove infiltrazioni mafiose nell’economia italiana al tempo del Coronavirus.
Le conferme arrivano anche dai territori. Le segnala in due articoli Leandro Del Gaudio, giornalista de Il Mattino: «La Camorra ha temporaneamente sospeso la riscossione dei prestiti a usura e ha dato vita a un vero e proprio welfare improvvisato con la distribuzione di generei alimentari nei quartieri più poveri». E visto che le mafie sono spesso più lungimiranti degli imprenditori, sempre Leandro Del Gaudio sul Mattino, denuncia un nuovo trend: «È il business del corredo sanitario, dei prodotti parafarmaceutici che abbiamo imparato a conoscere come materiale necessario nella difesa individuale e collettiva, quasi come fosse uno scudo contro ogni forma di contagio. Parliamo delle mascherine di protezione di naso e bocca, dei guanti, del gel igienizzante, insomma dei kit della sopravvivenza per gli anni che verranno».
Sanità, commercio al dettaglio, filiera agroalimentare, turismo, piccola impresa e gli intramontabili appalti e finanziamenti pubblici: sono i settori in cui le mafie si stanno attrezzano a investire secondo la linea inaugurata dal super latitante Matteo Messina Denaro: «Agli operatori economici non chiede il pizzo – spiega Salvo Palazzolo su Repubblica -, ma offre fiumi di soldi sporchi, per riciclare, per acquisire quote societarie, per fare nuovi affari. ”Considerato – come scrive il direttore centrale anticrimine Messina – che la crisi attuale porterà un deficit di liquidità, una profonda rimodulazione del mercato del lavoro, e il conseguente afflusso di ingenti finanziamenti pubblici, sia nazionali che comunitari”».
A confermare i segnali e puntellare l’allarme le affermazioni del Procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho: «C’è il serio rischio che le mafie possano aumentare il proprio business in questa situazione di emergenza: penso all’offerta che hanno dato in alcuni territori alle famiglie in difficoltà, ma anche ai settori economici funzionanti come quello ortofrutticolo, della grande distribuzione agroalimentare o dei rifiuti speciali, in cui investono e che sono ora ancora più strategici»